SORIANO NEL CIMINO, CASTELLO ORSINI

28.10.2015 14:54

Epoca: XIII secolo.

Conservazione: più volte restaurato nel corso dei  secoli, il castello ha subìto sin al Rinascimento notevoli aggiunte e trasformazioni  e, in epoca più recente, varie manomissioni a causa della  sua destinazione a carcere.

Come arrivarci: con l'autostrada A1 Firenze-Roma uscendo al casello di Orte; si prosegue poi in  direzione Viterbo fino alla deviazione per Soriano nel Cimino: il Castello Orsini svetta al  centro di Soriano nel Cimino e domina dall'alto il paese ed il territorio  circostante.

       

Cenni storici.

(dal  sito www.provincia.vt.it): «Una  tra le fortezze più suggestive di tutta la Tuscia, conserva nell'insieme, pur  con i rimaneggiamenti rinascimentali, i caratteri del grande e solido maniero  medievale e, arroccata ai piedi dei Monti Cimini, esibisce il suo profilo  inconfondibile, visibile da molti chilometri di distanza.

Durante il III secolo d.C., l'area fu interessata dal processo di  evangelizzazione che contribuì a renderla possedimento delle abbazie benedettine  romane di San Silvestro in Capite e di San Lorenzo Fuori le Mura. In seguito,  passò in feudo ai Guastapane che, a causa di un'accusa di eresia, ne furono  spogliati da papa Niccolò III Orsini il quale fece erigere, alla metà del XIII  secolo, un castello sulla parte più alta del paese, vi stabilì la propria dimora  estiva e lo concesse in feudo al nipote, Orso Orsini, morendovi improvvisamente  nel 1280.
Iniziata nel 1277, la signoria degli Orsini si protrasse fino agli inizi del XV  secolo quando papa Martino V diede il castello ai suoi familiari, i Colonna, e  nel 1435 papa Eugenio IV affidò il feudo a Giovanni Vitelleschi. Con papa Nicolo  V sia il castello che il feudo furono posti sotto il diretto controllo della  chiesa e papa Innocenzo VIII diede in vicariato perpetuo la rocca a Rodrigo  Borgia, detto il Valentino. Nel 1492 gli Orsini tornarono proprietari del  vecchio maniero per poi cederlo ai della Rovere, ai Carafa, agli Altemps ed  infine, dal 1715, agli Albani che lo tennero fino alla metà del XIX secolo. Alla  morte del cardinale Giuseppe Clemente Albani la fortezza passò a Filippo Albani  alla cui morte, nel 1852, il castello fu ceduto ai Chigi e da questi allo Stato  della Chiesa. Nel corso del Novecento la struttura fu adibita a carcere, ruolo  che ha mantenuto fino a pochi decenni fa e che ne ha compromesso e snaturato la  funzione originaria.

Costruito su più antiche preesistenze, è costituito da una torre rettangolare e  da alcuni corpi di fabbrica minori ed è circondato da un antemurale con  merlature guelfe. Vi si accede tramite rampe che conducono all'ingresso vero e  proprio, sorvegliato da una torre merlata più bassa. Attraversato un  camminamento coperto si giunge al cortile circondato da arcate a tutto sesto,  aggiunte probabilmente nel corso del Quattrocento, che nascondono al loro  interno una sala con pregevoli volte a crociera ed un pilastro di fattura  gotica. Per mezzo di una scala seicentesca si giunge alla parte superiore,  trasformata in piano nobile durante la signoria degli Albani, di cui si  conservano pochi elementi decorativi, tra i quali residui di decorazioni ad  affresco, probabilmente appartenuti alla cappella. All'interno del castello è  conservato un prezioso altare in peperino, precedentemente collocato nella  chiesa della SS. Trinità del Cimino».


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